30 mar 2012

Oprah Masterclass - Parte 1



Dato che, purtroppo, non ci è possibile caricare il video dell'intervista di Jon ad "Oprah Masterclass" per motivi di copyright, nell'attesa che la situazione si sblocchi vi proponiamo il testo tradotto dell'intervista, a puntate. In questa prima parte Jon ricorda i suoi inizi, come ha imparato a suonare e parla degli anni ai Power Station Studios. Buona lettura!
Anteprima
Niente mi fa arrabbiare o mi rattrista tanto, quanto vedere il sogno di qualcuno abbattuto da qualcun altro che sa solo pontificare, mi spezza il cuore. Ma lo vedo accadere, e molto spesso! E t'immagini come posso essermi sentito quando mi hanno detto -ed è successo davvero- “non permetterò mai a mio figlio di andare alla scuola di musica, che per carità non mi diventi un bassista!!” e me l'hanno detto sul vialetto di casa, un giorno... Senza volermi vantare, ho una casetta abbastanza spaziosa... davvero spaziosa, mi sono guardato intorno e gli ho detto: “con la musica mi sono pagato tutto questo... incoraggia tuo figlio!!” Mi verrebbe da afferrare questi qua e dirgli: “Ma sei pazzo o cosa?!” La vita è troppo breve, devi almeno provare a realizzare quel sogno, devi provarci.
Ho sempre detto, anche da ragazzo, che sarei diventato un tipo da “ho provato e ho fallito” piuttosto che da “avrei potuto, avrei dovuto, avrei voluto”. Ti dico una cosa, col senno dei 50 anni: non ho rimpianti.

Oprah: lui è una rockstar, ma da piccolo, in NJ, aveva dei sogni e una visione che andava ben al di là che essere solo il cantante di una rock band, voleva fare di più. I Bon Jovi sono una delle più grandi band al mondo da quasi 30 anni, hanno venduto più di 100 milioni di copie e continuano a riempire arene e stadi in tutto il mondo e non mostrano segni di cedimento. All'inizio degli anni '90, quando fama e successo minacciarono di separare la band, Jon prese in mano la situazione e non si guardò più indietro. I temi delle canzoni? Ottimismo, amore, e la fiducia nel potere di tutti “NOI”: sono gli stessi valori che sono in cima alla sua lista nella vita di ogni giorno, e che lo spingono a sforzarsi di raggiungere la prossima vetta e quella dopo ancora.

Quando avevo 7 anni, i miei, sai, come qualunque altro genitore, volevano che facessi qualcosa così mi mandarono a lezione di chitarra. Mi ricordo benissimo questo tizio che fumava la pipa nella piccolissima entrata, sembrava di entrare in un armadio, appestava tutta la stanza di fumo e per poco non s'addormentava mentre ti insegnava le note.. e io pensavo: “non è bello, non è divertente, sto pure morendo di fumo di pipa!!” Tornato a casa, gettai la chitarra giù per le scale del seminterrato rompendo qualche corda e non ci pensai più fino ai 13 anni. Poi un tizio di nome Al Parinello si trasferì di fronte casa nostra, suonava nei club, era “il figo”. Lui ci mostrò come suonare le canzoni, e mi mostrò come suonare House of the Rising Sun dicendo “se non la impari per la prossima settimana...”, poi tornò e io non la sapevo, lui fece: “non farmi perdere tempo, esci, vattene”. Fu grandioso, la cosa migliore che mi potesse dire. Perché se mi avesse coccolato e scusato, non l'avrei preso sul serio. Invece mi disse “non farmi perdere tempo, vattene dal mio scantinato, ho una famiglia io, sparisci” e così io la imparai, e poi un'altra e un'altra ancora, e quando impari una canzone cominci a riflettere sulle canzoni e quando ci rifletti cominci a scriverle e quando le scrivi arrivi qui. Perciò è grazie al suo incoraggiamento se non ho mollato.
C'è una medaglietta che regalo allo staff dei nostri tour, dal 1986: ha la forma del logo di Superman ed è fatta di diamanti, e poi ci sono le sgommate simbolo di Slippery When Wet; secondo i canoni di “gioielli” che i ragazzi portano normalmente oggi... è una barzelletta, ecco. Ma l'ho data ai più intimi nel 1986 al Madison Square Garden durante il tour di Slippery When Wet: devi fare due tour mondiali, tutte le tappe, se non fai tutte le tappe non la ricevi. Perciò devi trascorrere qualche anno con me prima di riceverne una. Oggi ce ne sono circa 150, e le persone sono molto orgogliose di possederne una; Al Parinello ha portato la mia nella tomba, ecco dov'è finita la mia. 
È una cosa speciale e lui era un uomo speciale nella mia vita.

Sogna sempre più in grande
Nel 1978-79-80, quando avevi i poster al muro dei Led Zeppelin accanto al Boeing 747, sai com'è, era più grande del grande dell'enorme! L'immagine di “grandezza” era proprio lì, ragazze, chitarre, soldi, macchine veloci e ribellione, non dover dipendere da nessuno. Avevo 16-17 anni e non avevo ancora grandi responsabilità, ma avevo una cosa: un obiettivo testardo, inesorabile, da cui nulla poteva distrarmi. Migliorarmi come cantante, autore e musicista. I miei genitori rafforzarono il mio ottimismo, credevano che ognuno può diventare ciò che desidera lavorando sodo, mai dire mai, qualunque cosa volessi fare era a portata di mano, bastava lavorare sodo abbastanza da ottenerla. Capirono abbastanza presto che se mi sapevano in un bar a suonare fino alle 3 del mattino, almeno sapevano dove fossi. Ed io ero effettivamente in quei bar fino alle 2-3 del mattino, andavo a scuola con gli occhiali da sole! Col senno di poi, tutto ciò dimostrava una straordinaria determinazione ma... sai com'è, quando scommetti tutto su un numero solo alla roulette, non hai nient'altro su cui contare! Era tutto parte di quello spirito bellissimo e romantico, sono stato strafortunato perché ha funzionato, ma dove sono nato io o lavoravi in fabbrica o ti arruolavi o... scrivevi una hit!

Tratta tutti con rispetto
Sono cresciuto all'ombra di New York: la più grande città al mondo, con tutti i suoi media, ma tuttavia avevi la protezione del tunnel e del ponte per poterti sviluppare. Impari a suonare la chitarra, a cantare, ad esibirti di fronte alla gente, suoni nei bar del New Jersey... Avevo questo cugino di secondo grado che non conoscevo prima... e non ho davvero conosciuto neanche dopo... che aveva uno studio di registrazione, il posto dove si fa la musica! Mio padre gli chiese di venire a vedermi suonare, perché ero così convinto e determinato che disse: “almeno vieni a dirgli se sta perdendo tempo!” E lui fu così gentile da venire allo show e mi disse: “il tuo gruppo fa schifo, ma tu non sei male! Se ti servono altri consigli, fammi un fischio!” Finito il liceo, lasciai quella band di cui ero solo un membro -al tempo ero solo il cantante del gruppo di qualcun altro- e avevo già lasciato la mia cover band perché sapevo che finita la scuola, o suonavi roba tua o lasciavi perdere. Così andai da questo parente alla lontana e gli chiesi se potevo andare in studio per guardare... e fare qualunque cosa lui volesse; lui fu così gentile da lasciarmi andare lì per un paio d'anni, così andai lì a fare questo e quello, $50 a settimana e l'opportunità di andare in piena notte o nei fine settimana a registrare i miei demo... facevamo i conti quando avevo finito. Ma fu anche una grande opportunità d'imparare, se non altro una cosa: ho imparato che più grande è la star, più gradevole è la persona. Chiunque fosse “qualcuno” era lì dentro a registrare dischi all'epoca, le più grandi star della storia del rock. I Rolling Stone furono così incredibilmente gentili con me da ragazzo, e sai, non te lo scordi.. me lo ricordo ancora 30 anni dopo! Mick Jagger mi chiese: “Come sta andando con quei demo?” e io: “Ahn... Ehm... Bene! Bene!” Fu pazzesco, davvero pazzesco.
Per quei due anni fu incredibile, anche solo vederli passare, ero lì, respiravo la stessa aria! 

5 commenti:

  1. CHE UOMO!!!!!!!!!!!!!!!! sempre più fiera di appartenere alla generazione che l'ha conosciuti e che continua a seguirlo!!!!

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  2. sono pienamente d'accordo con voi... è un gran figo in tutti i sensi

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  3. UN GRANDE NON CI SN PAROLE CHE LO DESCRIVONO MEGLIO!

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