2 apr 2012

Oprah Masterclass - Parte 4



Nella quarta parte, Jon parla dell'evoluzione del mercato musicale, dell'origine dell'ottimismo nei testi delle canzoni e del suo impegno filantropico. Buona lettura!

Credo che tutte le espressioni artistiche dipendano l'una dall'altra, libri, film, musica e arte: un artista magari ascolta musica in sottofondo mentre dipinge il suo quadro; un cantautore legge un libro o guarda un film e prende ispirazione per una canzone; i film dipendono fortemente dalla musica della colonna sonora o dalla canzone abbinata per sperare di arrivare davvero al pubblico. Ognuno dei creatori di queste forme d'arte sono certamente ispirati dagli altri.

Abbi fede (Keep the Faith)
Ero insieme a Paul McCartney e Paul Simon, un paio di giorni fa, Simon era passato per un saluto ed ero lì seduto con McCartney, “Ehi Jon, come va?” “Bene Paul”, abbraccia Paul, si siedono vicini e io sorrido come un bambino e Simon mi fa: “cos'hai da ridere?!” “Ma guardatevi, voi due!” Allora Simon guarda McCartney e fa: “Noi due abbiamo un po' di copyrights, eh?!” “Voi due dovreste essere su Mt. Rushmore! Siete due dei!” Penso che quella continuità sia così importante, perché il mondo non sarebbe lo stesso senza Dylan, Simon, McCartney, e io voglio che quegli artisti ritornino, davvero, ma in quest'epoca di consumi in cui viviamo temevo che la prossima generazione avrebbe perso il contatto perché la musica stava sparendo, ero preoccupato che non ci sarebbe stato il nuovo Bob Dylan perché tutto viene fuori dai reality o da una radio commerciale che non avrebbero permesso ad un cantante rauco, con una voce che suonava stramba già all'epoca, di cambiare il mondo. Siamo stati vittime di un maleficio, per qualche anno negli ultimi 10: sembrava che la benzina fosse esaurita, le radio sono così frammentate, l'opportunità di comprare musica in un posto dove noi, da giovani, avevamo la possibilità di guardare una copertina e perché no, decidere in base all'immagine o ai titoli delle canzoni, ai nomi dei produttori, alla tua immaginazione... Oggi la radio spara 15 canzoni che sembrano tutte uguali, con cantanti riciclabili perché ciascuna radio si rivolge solo ad un pubblico specifico, la voce del DJ -che mi ha formato!- è diventata più insignificante che mai, il concetto di “andare in tour” e poter fare 3 dischi prima di fare successo, è cambiato. Ma penso, spero, che ci sia un'opportunità di rialzarsi grazie a cose come Youtube e che magari un ragazzino non abbia bisogno di un contratto discografico come me, per diffondere la sua musica. Potrebbe nascere una sorta di processo “virale”, vedo già i primi segnali di questo. La mia speranza è che accada davvero.

Non siamo nati per stare dietro (We weren't born to follow)
Sono nato quando JFK era presidente, c'era questo sentimento incoraggiante e ottimista in casa mia, nella mia città, che era borghese, di lavoratori instancabili, multietnica... il tipico New Jersey borghese! Quell'ottimismo è stato senz'altro ripetuto più e più volte in casa mia, e quando ho avuto l'età per votare, il presidente Reagan è stato eletto dicendo che tutto sarebbe andato bene e che i buoni avrebbero vinto.. ogni cosa, da “andremo sulla Luna” a “vinceremo” a “gli USA vinceranno i mondiali di hockey”! Quel genere di cose che quando sei piccolo dici “wow, posso farcela! Posso essere qualunque cosa voglio in America, posso sognare, ottenere di più!” Quei messaggi di speranza fanno parte di ciò che sono, e gran parte del nostro fascino sta nei testi senza tempo, classici, ottimisti, incoraggianti. Perché la gente crede in quella speranza, crede in quel messaggio “posso farcela, se me ne danno l'opportunità! E se non me la danno, la creo io!” Quando ho scritto We weren't born to follow, a margine dell'elezione di Obama, ho sentito profondamente quel messaggio, che noi, la gente, siamo stanchi di essere trascinati qua e là da questo o quel tizio, è tempo di fare la nostra parte e uscire allo scoperto, dire la nostra. Quella canzone ha conquistato il mondo, davvero! L'ho visto, ho sentito così tanti “tweet” del tipo “io e i miei figli la stiamo cantando a squarciagola”, è il genere di reazione che vedo ogni sera, la gente si ritrova in quelle storie, e così è diventata internazionale, senza tempo, un classico! Quello è l'obiettivo, no?! Non importa se sei un operaio del New Jersey o se sei in Australia o Sud Africa, tutti hanno quel tipo di ottimismo e credono che.. tutto andrà bene. E in caso contrario, questo può aiutarti a crederci.

Oprah: Jon non si limita a cantare, di come migliorare le cose o di come dobbiamo restare attaccati alle nostre speranze e ai nostri sogni, lui crede davvero che NOI possiamo fare la differenza, nel mondo! Jon si sta impegnando a combattere la piaga dei senzatetto e della fame in America, e come qualunque altra cosa la sta facendo... alla maniera Bon Jovi

NOI abbiamo il potere
Mia moglie mi dice sempre: “dovresti cominciare ogni frase con 'sul mio pianeta...'” perché io non vivo esattamente nel “mondo reale” ma lo visito spesso... sai, io ho avuto più fortuna di quanta chiunque si aspetti, e forse proprio per questo mi sento responsabile di continuare a restituire. Mi ricordo, verso la fine degli anni '80, Arnold Schwarzenegger con una toppa sulla giacca che diceva “Consiglio di Presidenza per la Forma Fisica”, ve la ricordate anche voi? Quando facevamo i saltelli sul posto a scuola e quello era il massimo di “forma fisica”... Beh, io non me lo sono dimenticato e 20 anni dopo ci ho ripensato, elaborandolo in “Consiglio di Presidenza per il Volontariato”.. come posso crearlo?! Dopo poco più di due anni, il Presidente Obama mi ha nominato nel “Consiglio di Presidenza per le Soluzioni per la Comunità” e non si tratta solo di volontariato, è molto più grande e ampio, e ora come ora ci stiamo concentrando sulla creazione di posti di lavoro per la popolazione tra i 16 e i 24 anni privata dei diritti civili: è un compito estremamente difficile, ma abbiamo una missione e io sono un fermo sostenitore dell'idea che il “NOI” collettivo può davvero fare qualcosa. Ho passato molto tempo a pensare, tra i 20 e i 30 anni, se fossi riuscito a costruire un’eredità, ma alla fine dei 40 e adesso che arrivo ai 50 sto solo cercando di lasciarne una. Ma è un equilibrio fragile, perché fai cose buone ogni giorno, provi a vivere una vita piena e anche a divertirti un po' lungo il percorso, ma potrei uscire di qui ed essere investito da una macchina! Quindi devi pensare se hai fatto davvero qualcosa che ha fatto la differenza.

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